Palestinesi contro. L’attentato al premier Ismail Haniyeh, visto dalla stampa statunitense.

 

a cura di Salvatore Innacolo

 

Gaza (venerdỉ 15 dicembre 2006).Ore di altissima tensione ieri al valico di Rafah: decine di attivisti armati di Hamas (Movimento di resistenza islamica. Ma Hamas in arabo vuol dire anche << andare>>) hanno dato l’assalto al terminal tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, dopo la sua chiusura decretata da Israele per impedire al premier palestinese Ismail Haniyeh (premier nato nel 1963, in un campo profughi, laureato in economia, ha passato 4 anni in una prigione israeliana e leader di Hamas) di rientrare nei Territori con 35 milioni di dollari ricevuti dall’Iran per aiutare il governo palestinese come ẻ stato scritto dal quotidiano San Diego Union Tribune (www. signonsandiego.com). La situazione si é sbloccata soltanto ieri pomeriggio, quando Haniyeh é potuto rientrare nella Striscia di Gaza, ma senza i 35 milioni di dollari. I soldi, a quanto riferisce lo stesso quotidiano, sono rimasti assieme a parte della delegazione di Haniyeh in territorio egiziano, a El Arish, e sotto controllo delle autoritá egiziane.

Come si legge sul quotidiano Washington Post (www.washingtonpost.com), uno dei figli di Haniyeh ed un suo consigliere sono rimasti feriti ed una guardia del corpo é stata uccisa durante una sparatoria al posto di frontiera di Rafah. Colpi di arma da fuoco sono stati sparati contro il convoglio di Haniyeh dove era rimasto bloccato per alcune ore. É stato lo stesso primo ministro a raccontare dell’accaduto quando é arrivato a Gaza. <<Non sappiamo chi ha aperto il fuoco>> ha dichirato Haniyeh a giornalisti, dopo essere arrivato a casa sano e salvo secondo quanto riferito dal quotidiano Detroit News (www.detnews.com) in data 16 dicembre 2006. Il quotidiano Miami Herald (www.miamiherald.com) riferisce che solo una mediazione del ministro responsabile per i servizi di informazione dell’Egitto, Omar Suleiman, ha apparentemente permesso di superare una disputa ad alto potenziale distruttivo che aveva indotto il premier israeliano Ehud Ohmert a ordinare la chisura del valico per impedire  il ritorno a Gaza di Haniyeh con i soldi. L’accordo mediato dall’Egitto, riportato dallo stesso quotidiano, stabilisce che i 35 milioni di dollari saranno versati oggi (venerdí 15 dicembre 2006) nel conto della Lega Araba al Cairo con la garanzia dell’Egitto che non arriveranno nelle casse del governo palestinese formato da Hmas. In cambio di questo impegno, Israele ha autorizzato  la riapertura della stazione di confine. <<Abu Mazen (presidente dell’autoritá nazionale palestinese, leader dll’Olp) ha dichirato Guerra contro Allah e contro il volere del popolo palestinese>> come é stato scritto dal quotidiano Chicago Tribune (www.chicagotribune.com). Davanti ai 70 mila sostenitori, solo il premier Ismail Haniyeh prova a parlare di <<unitá nazionale>> e invita a non <<spargere sangue palestinese>>. Ma evita di ordinare ai miliziani di riportare la calma nelle strade: <<Quando ho scelto Hamas é stato per diventare un martire e sacrificarmi nel nome dell’Islam non per diventare un ministro>>. Come riferisce il New York Times (www.nytimes.com) in data 16 dicembre 2006, fin dal mattino Hamas ha trasformato la giornaa in uno show militare. Uomini della forza di pronto intervento, in divisa neara, hanno presidiato le strade, esibendo Kalashnikov e lanciagranate. I dirigenti del movimento accusano il Fatah (Movimento di liberazione della nazione dei palestinesi il cui termine significa <<vittoria>>) di aver organizzato l’agguato al convoglio di Haniyeh venerdì notte, mentre stava tornando dall’Egitto, al valico di Rafah. I fondamentalisti sono sicuri che dietro all’imboscata ci sia Mohammed Dahlan, uomo forte di Abu Mazen nella Striscia. <<Sono state le guardie del presidente, Forza 17, a sparare. I responsabili saranno puniti>> riporta il New York Daily News (www.nydailynews.com) di sabato 16 dicembre 2006. Il leader di Hamas Khaled Meshal che vive in Siria, rifesisce il Usa Today (www.usatoday.com) ha esortato il movimento a non farsi trascinare in una guerra civile. Nel suo discorso Haniyeh ha ammesso che il governo non è riuscito rompere l’embargo economico, deciso dalla comunitá internazionale per spingere l’organizzazione a riconoscere Israele e a rinunciare alla violenza. <<Dovete resistere, perchè il futuro sará nostro>>, ha ditto alla folla. Oggi (16 dicembre 2006) è atteso il discorso alla nazione di Abu Mazen. Il presidente potrebbe decidere di annunciare un referendum o le elezioni anticipate. Hamas ha giá avvertito che qualunque tentative di mandare a casa il governo verrebbe considerato un colpo di Stato.